Sabato 5 febbraio, insieme a Nanni alle Bimbe e a Marci, per un compleanno da festeggiare, siamo andati alla Clinica Gastronomica da Arnaldo, il tempio della cucina emiliana. La storia di questo locale, inizia nel 1937 da Arnaldo e dalla moglie, proseguendo poi con le figlie Anna, Franca e rispettivi mariti, è ubicato nel centro di Rubiera in un edificio del’400 vicino ad un forte del’200; l’origine del nome “ Clinica gastronomica” nasce negli anni 60, il locale allora, era frequentato da molti medici dell’ospedale di Modena ed Arnaldo amava riprenderli dicendo che dalle loro cliniche, uscivano tutti tristi mentre dalla sua se ne andavano sereni e felici, e da questo aneddoto è nata l’insegna che troneggia sulla facciata dell’edificio.
Mi piace andare da Arnaldo, mi rilassa, già all’avvicinarsi, il poco traffico di auto e persone, le grida di bimbi felici attorno al chiosco nella piazza antistante, ti preparano a un salto nel passato, perché è questo l’effetto che ti fa appena apri la porta del locale; l’ambiente è accogliente, arredato con gusto e curato nei minimi particolari, composto da sale di diverse dimensioni, e tutto ciò che si vede, dai mobili, quadri, oggetti alle pareti, vecchi strumenti musicali appoggiati in un angolo, ti parlano di tempi trascorsi, la caposala nel suo tailleur nero o la cameriera col suo camice nero in tessuto lucido con il grembiulino ed il colletto bianco traforato o il cameriere in vestito completo nero con camicia e cravatta ti portano a fantasticare, e così ti abbandoni e ti lasci coccolare, la maitre che ti accompagna al guardaroba e poi al tavolo che hai prenotato, dove ti accomodi, e subito ti servono gnocchi fritti, mentre una cameriera, con una grande cesta di vimini piena di pane dalle varie forme, ti serve con pinze il pane che desideri su un piattino bianco; intanto svisceri il copioso menù.
Due tortelli di zucca, una spugnolata e due tagliatelle al ragù, tutto ottimo, la mia tagliatella eccezionale, l’impercettibile gusto amarognolo, forse per l’aggiunta di fegatini, ne fanno un piatto unico, come pure gli altri primi; poi i secondi, tre arrosti misti e due bolliti, che dopo poco, da quella cucina, crocevia di portate, ci arrivano, prima il profumo e poi il carrello, bello caldo tronfio, da perdere il senno; gli arrosti per le donne mentre a me e Marci, due bolliti misti: testina, prosciutto cotto, lingua, guanciale e polpettone, il tutto accompagnato da: mostarda piccante, salsine varie, purè, patate al forno, peperoni cotti e fagioli con le cotiche, in breve, ci siamo ritrovati una tavola piena di piatti, vassoi e ciotole, delizia per gli occhi e non solo; il tutto annaffiato da tre bottiglie di acqua e da una bottiglia di sauvignon cantina Livio Feluga, e per santificare il compleanno, carrello dei dolci, una pera cardinale con lo zabaione, torta al cioccolato, ananas, una ricotta con mascarpone e per me, tradizionalista, zuppa inglese, e per finire, due caffè e arancini canditi della casa, da non perdere.
Una serata veramente sublime per la compagnia, moglie figlie genero e per la cena squisita ed unica.
Due chiacchiere, poi al guardaroba e alla cassa dove un’elegante signora in abito nero da sera ci fa il conto scrivendo manualmente la ricevuta e a mente i calcoli; frasi di rito, che fanno sempre piacere e un arrivederci, si esce e l’aria fresca e frizzantina ci spinge ad una passeggiata per il paese.
Imperdibile!!!
[ema]
22/02/2011