Ho sentito nominare spesso e volentieri la celeberrima Osteria di Rubbiara, famosa quanto il suo istrionico e misogino Patron Italo Pedroni (d'ora innanzi anche solo Il Patron o Il Titolare ovvero il Proprietario, nonchè l'Oste, con l'iniziale maiuscola), anima del locale e colonna portante della ristorazione modenese. Desideroso di conoscere il curioso personaggio, essendo io stesso un buffone teatrante, ho finalmente deciso, a metà della settimana trascorsa, di riservare un tavolo per sabato sera.
Prima della telefonata a Pedroni tuttavia ho ritenuto necessario, affinché l’esperienza gastromisoginosocialmaschilista potesse esprimersi nel pieno delle sue potenzialità , scorrere la rubrica telefonica per individuare la giusta combriccola per accompagnare la serata e spegner la centralina al buon Italo.
Il criterio che ha guidato le mie scelte è stato molto semplice, selezionare, non i miei compagni di merende abituali, ma bensì le loro rispettive fidanzate! Secondo voi in base a che cosa? In base alla prevedibile reazione chimica a contatto col Titolare!
Ho trovato la vegana blogger instancabile e incrollabile connessa 24/7 (che si legge tuentiforseven), figura mitologica metà donna metà telefono; ho trovato la femministasbragaverzatuttiicostiesotuttoiofacciotuttomeglioiolebazzemigliorilesoioesonoancheimpegnatanelsociale; ho persino trovato la fanatica della dieta dukann ,“du gat e o so quanti fà rà vòni” (Cfr. Pensieri e parole, Zemià n, Gustamodena 2012).
Sarebbe stato un sogno quello di riunire una siffatta armata brancaleone per far chiuder la vena all'oste e far sì che snocciolasse i migliori anatemi del suo celebre repertorio; anelavo, già pregustavo il rischio, la spregiudicatezza di una tale situazione che avrebbe creato sicuramente un clima surreale all’Osteria di Rubbiara.
Purtroppo avrei dovuto sapere che già da tempo mi sono fatto terra bruciata con le povere creature sopraelencate e piuttosto che uscire a cena e ciucciarsi il Mascetti, hanno preferito obbligare i rispettivi fidanzati ad inventare circostanze varie ed eventuali, quali, a titolo esemplificativo ma non esaustivo: hemmm, vorremmo tanto maaaa siamo ad una conferenza sulla pace (bravo Gandhi) … no scusa non posso proprio perché lei è nella sua settimana fruttariana … pronto?! PRONTO?!cfrrcrrr non sento beneeee crfrrrr, non c’è campo scusa! TUTUTUTU.
Scesami un poco la catena, ho comunque deciso di procedere alla prenotazione di un tavolo per due, per sabato sera alle 8e30.
"Pronto!Osteria! (tono già seccatissimo)" disse il Pedroni;
"Pronto buonasera brav’uomo, desidero riservare, se possibile, un tavolo per due persone sabato sera" replicò il Mascetti;
"Mi lasci il suo nome e il suo numero, non so mica se sabato sera siamo aperti!" ribatté il primo;
"Bene, 3xxxxxxxx, Mascetti e con la sbiniguda della sbrindellona come facciamo?"; chiese, giustamente, il signor Conte;
"La chiamo entro sera Mascetti e le dico per sabato, per il resto vediamo" così concluse la chiamata il buon Patron.
Il Titolare è stato di parola e alcune ore dopo mi ha richiamato, sempre con insofferenza, e mi ha confermato la prenotazione per sabato sottolineando che nel locale non si accettano cani, gatti, telefonini e che le femmine non son gradite:
"Pronto?! Mascetti?! Siamo aperti sabato! Se vuol venire non porti gatti, cani, telefonini e le donne solo se ben educate!"
Sabato, nel tardo pomeriggio, ogni residuo dubbio sul fatto che Pedroni abbia ragione riguardo le sue discriminazioni è stato fugato dalla mia signorina( mi spiace per i cari amici a quattro zampe e per i cellulari). Per tutto l’arco di tempo intercorso tra l’aperitivo e l’arrivo a Rubbiara mi sono piacevolmente reso conto di quanto non ci fosse assolutamente necessità di collezionare ulteriori sbragaverza per quella cena, lei era più che sufficiente vista la lite a coltello inscenata.
La mia cara lei si era inspiegabilmente messa in testa che non avrebbe consegnato per nessuna ragione il suo dispositivo mobile al Proprietario del locale e tantomeno lo avrebbe lasciato in auto esposto al pericolo di sottrazione dati i malintenzionati che risaputamente si aggirano per le strade di campagna con strumenti appositamente studiati per individuare congegni elettronici all’interno delle macchine; Via Risaie 2 a Rubbiara di Nonantola in provincia di Modena è infatti ben nota come il Bronx della bassa, la Scampia d’Emilia, la favela dell’interland modenese… se non si presta la massima attenzione Rubbiara ti prende e non ti lascia più tornare (un po’ come Bangkok, Cfr. the Hangover 2).
"Cioè fammi capire, se mi rubano la macchina o mi disintregano il vetro tu ti preoccupi del telefonino, che tra l'altro è mio e te l'ho solo ceduto!?"
“Io il mio T E S S S O R O lo spengo, e me lo tengo nella mia borsetta e nessuno mi dirà nulla”
… Preso per sfinimento le dico di fare come vuole, tanto sarebbe stato inutile farla blaterare ulteriormente. All’ingresso troviamo Pedroni che, dopo essersi presentato, come da copione, chiede se è la prima volta che mangiamo a casa sua; ci espone quindi il menu in bacheca, sempre all’esterno del locale, e ci dice che quella sera la cena sarebbe stata composta delle portate elencate, e in caso qualcosa non ci fosse andato bene bastava cambiare ristorante andando via immediatamente. Non l’ha recitata benissimo perché gli scappava da ridere.
Io invece gli ho detto che quando vado a mangiare a casa d’altri non chiedo cosa si mangia ma mi metto a tavola; la risposta deve essergli piaciuta perché ci fa entrare e con un sorriso ci dice, mostrandoci la relativa insegna in legno, che nel locale non si accettano appunto cani, gatti e telefonini. Io gli dico che il mio l’ho debitamente lasciato in auto, lei fa finta di nulla e tenta di varcare la soglia della saletta con le cassette di legno per la raccolta dei cellulari degli avventori.
Il sorriso era destinato a scomparire come avrete ben capito... e infatti...
“Alt! Qui qualcuno non me la conta giusta, voi avete un telefonino!” ; sembrava la scena in cui Fantozzi, durante Italia-Inghilterra, viene costretto ad andare coi suoi colleghi alla visione in restauro analogico della Corazzata Potemkin organizzata da Guidobaldo Maria Riccardelli, ed all’ingresso della sala proiezioni avviene il ritiro di tutte le radio e televisioni portatili previa perquisizione pesonale.
Incredibile come lei continui a fare finta di non sentire ostentando una Pokerface da far invidia a Terence Hill quando interpreta Johnny Firpo in Pari e Dispari.
“No no qui c’è qualcuno che ha un cellulare vi dico, fatelo saltar fuori o non si può mica entrare eeeh!”;
“Hmm si io ce l’ho, ma è in borsa ed è spento, quindi non può dar fastidio a nessuno”;
“No no qui siamo a casa mia e i telefoni non entrano, sono come i cani e i gatti, stanno fuori! Io vedo se qualcuno nasconde il telefono perché ho il bagaglio apposta! E lei cosa fa lascia parlare così la sua femmina? Non l’ha mica educata bene eh!” ;
“Hem mentre tu consegni immediatamente il telefono al padrone di casa io vado un attimo in auto a prendere il mio e lo consegno… -_-‘”;
Lei mi guarda vittoriosa con quella faccia che voi uomini conoscete tutti e mai vorreste vederle stampata in faccia. C’è bisogno che ve la spieghi? Io credo di no. Epic fail mio e proseguiamo!
L’ambiente sembra piacevolmente informale, le pareti sono rivestite di tutti gli attestati e le onoreficenze che sono stati assegnati al locale, all’oste ed ai suoi prodotti più noti, le grappe, i nocini e soprattutto il suo aceto balsamico tradizionale pluripremiato e decorato. C’è anche una porzione di parete che rivela il sottostante strato di mattoni, retaggio dell’antico monastero benedettino risalente al XII secolo, protetto da una bella teca di vetro elegantemente incisa.
Quello che si rivela essere il figlio dell’Oste ci domanda se beviamo acqua liscia o con Bollicine e se preferiamo accompagnare la cena con lambrusco, Sangiovese o pignoletto; lascio scegliere a lei sapendo che tanto opterà per il rosso fermo, scelta che in seguito verrà censurata dal padrone di casa.
Il menu della serata comprende:
tortelloni burro e salvia; Stricchetti col ragù; arrosti misti; pollo al lambrusco; dolci misti della casa e liquori al tavolo.
vino servito: Sangiovese, Castelvecchio di Ribano, cantine Spalletti, 13°: prodotto da 100% uve sangiovese, onesto, colore rubino tipo sangue di piccione.
La prima portata è stata accompagnata dalla formula “ognuno si serve da se, gli uomini per primi, alle donne se ne avanza” ripetuta ad ogni altro tavolo con la stessa voce leggermente cantilenosa dell’Oste. tortelli, Ãa va sans dire, prodotti rigorosamente a mano, fatti su come Dio comanda, sfoglia gialla molto chiara e sottile; se proprio vogliamo trovare un neo lo si può rilevare nell’eccessiva levigatezza della pasta, segno quasi inequivocabile che la suddetta non è stata tirata a mattarello ma in modo meccanico. Al piin le boun dimondi, si sentono bene gli spinaci, saporito, risulta di consistenza adeguata come piace a me, questa è tuttavia questione di gusti: quello che infatti è stato appena considerato da me come un pregio ha trovato in disaccordo la mia signorina.
Tuttavia da Italo quello che pensano le donne poco importa e anzi non sono nemmeno ammesse ad esprimere opinioni e giudizi di valore indi per cui il commento femminile potrà esser considerato, nel contesto della serata, tamquam non esset.
Quanto sopraesposto potrà essere ripetuto per gli stricchetti , la sfoglia è troppo liscia e non trattiene il ragù che ne rimane quasi completamente slegato purtroppo; quest’ultimo è invece divino, mi sento di paragonarlo a quello di Ermes. Probabilmente cotto a bassa temperatura per ore…ricco e saporito.
Spazzolati i primi, Italo si accorge che ci è stato servito da bere vino Sangiovese e chiede chi l’ha scelto. Prende parola lei e gli da quella risposta che lo ferisce al petto e non avrebbe mai voluto sentirsi dare: “Ho scelto io!”
Il suo sguardo ha dapprima dell’incredulo, gli trema il labbro superiore e solo poi riesce a parlare:“Se fa scegliere a una donna lei è rovinato lo sa?Questa bottiglia le costerà ulteriori 35 Euro!”
“Aiò fat un bel interési!” a go dit me…
Ci viene portato il piatto degli arrosti misti che purtroppo non mi entusiasma: tutta carne di ottima qualità e ciò è assolutamente innegabile, tuttavia mi pare un po’ troppo secca, soprattutto la faraona. La costina è l’elemento migliore della composizione, tenerissima all’interno e particolarmente sapida, la polpa si stacca dall’osso completamente, quasi da sé. Nulla di che la fettina di prosciutto arrosto, anche questa troppo secca; le patate sono sicuramente degne di essere menzionate in quanto accompagnate alle carni ne hanno reso meno gravosa la secchezza.
Lei non riesce a finire il piatto che è effettivamente piuttosto abbondante; è stato sufficiente fare un cenno al figlio di Pedroni, il quale appare decisamente propenso ad assecondare i clienti in barba al Patron dell’Osteria, per vedersi portare il celebre pollo al lambrusco. Questo piatto merita davvero una menzion d’onore sia per quanto riguarda la qualità della carne, morbida e cotta alla perfezione sia per quanto concerne quella sorta di glassa al lambrusco che fa da rivestimento alla portata, si potrebbe dire che si tratti di una salsa ottenuta come un ristretto. Meraviglioso e sorprendente, anche solo questa portata meriterebbe almeno una visita a Rubbiara.
Giungono infine i dolci: crostata, torta di ricotta, torta al cioccolato e amaretto e torta di tagliatelle. Quest’ultima si rivela essere davvero notevole, le altre sono semplicemente perfette. Nulla da eccepire. Anche i famosi liquorini di Italo trovano il loro spazio sul desco apparecchiato, ma noi sorseggiamo esclusivamente il suo nocino che in fin dei conti si può dire essere davvero ottimo anche se non l’eccellenza che mi era stata ventilata da non ricordo bene chi. Paragonarlo col nocino di mia nonna invecchiato 30 anni sarebbe azzardato, con trascorrer del tempo prende quel sapore di caramellato e balsamico che solo la lunga permamenza può dare e non è quindi possibile ne giusto utilizzarlo come termine di paragone per un nocino servito a ristorante.
Niente caffè per noi e conto alla cassa previo ritiro dei telefonini. Nessuna maggiorazione per il Sangiovese coraggiosamente scelto dalla mia femmina.
35 a testa come esposto e complimenti finali alla signorina che, nonostante sia un po’ lenta a nutrirsi, è stata cresciuta bene in fin dei conti ed ha mangiato tutto (hem si, quasi).
4 cappelli! Il quinto non mi sento di assegnarlo dato che gli arrosti non erano entusiasmanti, non ho potuto assaggiare il gelato alla crema col balsamico tradizionale (che non ho proprio gustato in nessuna portata seppure sia uno dei vanti del locale) e anche perché mi pare che il copione sia ormai un po’ datato e recitato con stanchezza dal patron. In ogni caso la qualità è assolutamente mirabile, siamo dinnanzi ad uno di quei locali che almeno una volta vanno provati, un’eccellenza tutta modenese! Venghino siori venghino a Rubbiara! Profumi e Balocchi, ricchi premi e cotillons se passate da Italo!
Consigliatissimo!!
[Jimi Hendrix]
26/09/2012