Le mia parole all’uscita dal locale sono state: È stata una bella esperienza. Si, perché in primis è stata un’esperienza gastronomica, che è quanto a mio parere dovrebbe dare soprattutto un ristorante etnico/ di cucina diversa dalla nostra. Alla fine dentro un piatto, al di là degli ingredienti e di un gusto che può o meno piacere c’è la cultura e la storia di un popolo, ed è questo il motivo per il quale la cucina tradizionale, di qualunque paese si tratti, avrà, sulla lunga distanza, sempre la meglio sulle sperimentazioni in cucina che oggi premiano i grandi chef: alla fine tra il tortellino e le sue rivisitazioni ne resterà solo uno, al turtlèin tradizionale! J
Questo è un locale molto semplice, una specie di fast food per la modalità di ordinare l’arepa, scegliersi il tavolo, prendere i bicchieri e le bevande, ma nella filosofia proprio non lo è (i cibi sono preparati all’interno partendo da materie prime fresche e comprate a Modena, cucinate come in casa ma seguendo altre usanze).
Arrivati al banco la signora ci chiede se è la prima volta e comincia a spiegarci cosa sono le arepas, con cosa le possiamo farcire e ci descrive alcune caratteristiche della cucina venezuelana (poco uso di piccante, aglio e cipolla). Noi ci facciamo consigliare e decidiamo per la più caratteristica di Caracas, la Pabeyon con carne di manzo mechada (cotta lungamente e sfilacciata), fagioli neri, platano fritto e formaggio bianco. Una terza arepa sarà col pollo mechado e il guacamole. Nel giro di 5 minuti ci chiamano e ci porgono un vassoietto con tre ciotole quadrate in plastica bianca e in ognuna un’arepa superbollente. Il pane è soffice e lontanamente ricorda il gusto della polenta, essendo fatto di farina di mais, è super ripieno di ciccia e buono. Unico difetto, per uno lento a mangiare come me è che alla fine tende un po’ ad ammorbidirsi a contatto con la farcitura.
Quella al pollo e guacamole ci è piaciuta di più perché di gusto più fresco e meno dolce. Scambiando due chiacchiere alla fine e dicendo le nostre preferenze siamo stati indirizzati su una farcitura che certamente verrà incontro ai nostri gusti, e che la prossima volta assaggeremo, la Reina pepiada, con pepe, cipolla, limone, philadelphia, avocado e pollo.
Per la colazione (e qui abbiamo anche imparato un po’ di spagnolo!) ci facciamo fare una stria (3 €), che si rivelerà abbastanza sottile ma saporita con origano e sale.
Da bere io prendo una bibita mai vista prima, che sembra un po’ un Crodino slavato e molto più dolce: è abbastanza buono ma basta non leggere l’etichetta! Ci sono più coloranti che altri ingredienti! Va beh, per una volta….
Unica “controindicazione” l’odore di cucina che ha impregnato i nostri vestiti così a fondo che anche il giorno dopo ci ha fatti sentire ancora a Caracas!
Consigliatissimo!!
[testapelata]
16/12/2014